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Correlazioni in Medicina



Fibrillazione atriale e rischio di infarto miocardico con sopraslivellamento del segmento ST versus infarto miocardico senza sopraslivellamento del segmento ST


Di recente è stato osservato che la fibrillazione atriale è associata a un aumentato rischio di infarto del miocardio. Tuttavia, il meccanismo alla base di questa associazione è attualmente sconosciuto.
Ulteriori studi sul rapporto tra fibrillazione atriale e tipo di infarto miocardico ( con sopraslivellamento del segmento ST [ infarto STEMI ] versus senza sopraslivellamento del segmento ST [ infarto NSTEMI ] ) potrebbero far luce sui potenziali meccanismi.

È stata esaminata l'associazione tra fibrillazione atriale e infarto miocardico incidente in 14.462 partecipanti ( età media, 54 anni; 56% donne, 26% neri ) allo studio ARIC ( Atherosclerosis Risk in Communities ) liberi da malattia coronarica al basale ( 1987-1989 ) con follow-up fino al 31 dicembre 2010.

Nel corso di un follow-up mediano di 21.6 anni, si sono verificati 1.374 eventi infartuali ( 829 infarti NSTEMI, 249 infarti STEMI, 296 infarti non-classificabili ).

In un modello multivariato aggiustato, la fibrillazione atriale ( n=1.545 ) come variabile modificabile nel tempo è stata associata a un aumento del rischio di infarto miocardico del 63% ( hazard ratio, HR=1.63 ).

Tuttavia, la fibrillazione atriale era associata a infarto NSTEMI ( HR=1.80 ), ma non all’infarto STEMI ( HR=0.49; P per hazard ratio =0.004 ).

La conclusione non ha subito modifiche combinando il gruppo infarti non-classificabili con il gruppo infarti STEMI o infarti NSTEMI.

L'associazione tra fibrillazione atriale e infarto miocardico, totale e NSTEMI, è stata più forte nelle donne rispetto agli uomini ( P per interazione inferiore a 0.01 per entrambi ).

In conclusione, la fibrillazione atriale è associata a un aumentato rischio di infarto miocardico incidente, soprattutto nelle donne. Tuttavia, questa associazione è limitata all’infarto senza sopraslivellamento ST. ( Xagena2015 )

Soliman EZ et al, Circulation 2015; 131: 1843-1850

Cardio2015


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